Nessuno non è un monologo, forse è il dialogo tra un attore e l’immaginazione dello spettatore.
Ho scritto questo testo, sorta di labirinto psichico metropolitano, nel 1992; allora provai a metterlo in scena, il risultato non fu privo di interesse, ma sfortunatamente Nessuno non aveva produttore a1cuno e così fu messo nel cassetto in attesa di tempi migliori.
E’ difficile dire chi è, ci proverò dicendo quello che Nessuno non è: non è un monologo, non è narrazione, non è cabaret.
Nessuno si esprime nel rapporto tra le sue parole, i suoi gesti e i pensieri dello spettatore che guarda e ascolta: quello che si percepisce guardando non sempre coincide con quello che si percepisce ascoltando, così che la partitura delle parole arriva all’orecchio, mentre quella dei gesti dà nell’occhio. Vale a dire che è l’immaginazione del pubblico a doverle orchestrare.
Mi piacerebbe dire che Nessuno è una particolare forma di teatro che danza, dove il testo delle parole è il teatro, mentre il testo dei movimenti è la danza.
A più di dieci anni da quel primo allestimento, insieme a Carlo Rossi e Giovanni Battista Storti ne propongo la nuova edizione. Potremmo definirci tutti e tre degli illustri sconosciuti… ecco perché cerchiamo qualcuno che diventi amico di Nessuno.