Personaggi e interpreti
Angélika Adriana Libretti
Klara Lorena Nocera
Alban Giovanni Battista Storti
tratto da “La donna che disse no”, di Soazig Aaron, Guanda Editore
Regia di Giovanni Battista Storti
Dopo 29 mesi di permanenza nel campo di concentramento di Auschwitz, Klara torna a Parigi. È una sopravvissuta. Ad accoglierla c’è Angélika, amica e cognata, che immediatamente si accorge di avere davanti a sé un’altra persona.
Klara non desidera più niente, non vuole più fare niente, né, tanto meno, si sforza di tornare “alla normalità”. Si rifiuta persino di rivedere la sua bambina, Victoire, e la donna che se ne è presa cura nel frattempo. Questo atto estremo, la maternità rifiutata, da sempre genera scandalo. Come lo genera del resto anche il dolore, che infastidisce coloro che, quanto meno in apparenza, “stanno bene” e si considerano la “parte sana” della società .
Klara, dopo avere vissuto una condizione umanamente inaccettabile, al di là di ogni limite immaginabile, sembra aver perso anche l’ultima speranza, oramai sa soltanto dire di no: questo è l’unico “strumento” che le è rimasto per manifestare il proprio sdegno, per opporsi alla crudeltà gratuita di cui il genere umano si è dimostrato capace. No al male, dunque, ma anche alla filosofia che cerca di giustificarlo; no alla lingua tedesca che lei tanto amava ma che è finita in bocca ai carnefici; no alla storia, all’Europa, agli affetti.
Dire “no” risulta essere, per lei, l’unica forma di ribellione praticabile.
A chi ha vissuto l’orrore, risulta inconcepibile l’idea di ri-sottomettersi a regole di convivenza già calpestate. D’imprescindibile non rimane che una spiazzante constatazione, davanti alla quale tutto appare privo di senso: la concreta “banalità del male” non solo esiste, ma può addirittura trionfare.