LA FATTORIA DEGLI ANIMALI

di George Orwell
regia di Giovanni Battista Storti
con Riccardo Magherini, Annig Raimondi e Giovanni Battista Storti
musiche di Maurizio Pisati
consulenza artistica Marzia Loriga
produzione Teatro Alkaest

Apologo amaro e disincantato sul tradimento della rivoluzione, pamphlet dalla scrittura tersa, asciutta, incalzante, “favola” (fairy story) apertamente allegorica in cui la trasparenza dei riferimenti politici mai scade in didascalismo. La fattoria degli animali (1944) è giustamente assurto a piccolo classico della letteratura anglosassone del Novecento. Presentarne una scelta di brani è il nostro modo di ricordare il suo autore George Orwell (1903-1950), che qui raggiunge una vetta non eguagliata di quel genio satirico che solo può scaturire da un idealismo deluso. Con pessimismo profetico, che anticipa l’utopia infernale di 1984, Orwell sembra spiare, assieme agli animali traditi e umiliati, il banchetto sguaiato e rissoso cui s’abbandonano, per sempre tra loro confusi, i vecchi e i nuovi padroni: “Dodici voci si alzavano furiose, e tutte erano simili. Non c’era da chiedersi ora che cosa fosse successo al viso dei maiali. Le creature di fuori guardavano dal maiale all’uomo, dall’uomo al maiale e ancora dal maiale all’uomo, ma già era loro impossibile distinguere tra i due”.

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